LA STORIA DEL VINO
Immancabile sulla tavola sia per i pasti quotidiani che nelle occasioni più speciali, il vino è un prodotto che consumiamo quotidianamente in accompagnamento ai piatti o come sfizioso aperitivo… ma vi siete mai chiesti quali siano le sue origini? Scopriamo insieme come si è evoluta, nel tempo, la storia del vino e in che modo sono cambiate le abitudini di consumo.
MITI SULL’ORIGINE DEL VINO
Sull’origine del vino sono state tramandate numerose leggende, la più antica delle quali risale addirittura al tempo dei Sumeri: infatti, già nel 2.900 a.C., si venerava come protettrice dei vitigni e custode dell’immortalità la dea Geshtinanna, citata anche nell’epopea di Gilgamesh. Tuttavia, è nella tradizione greca che troviamo la figura di Dioniso, entrato ormai nell’immaginario comune come dio del vino e dell’ebbrezza dei sensi. Il mito racconta che, durante un viaggio in Asia, Dioniso si fosse imbattuto in una piccola pianta di vite: dopo averla sradicata, la ripose in un piccolo teschio di uccello per proteggerla dal sole e la portò con sé in Grecia. Con il passare del tempo la vite crebbe e il dio la trapiantò inizialmente in un teschio di leone e in seguito in uno d’asino, prima di trasferirla in terra piena e dare inizio alla prima coltura di vite. È per questo motivo – spiega il mito – che gli uomini bevendo diventano chiacchieroni come uccelli e forti come leoni, ma anche sciocchi come asini, nel caso eccedano con il vino.
IL VINO PRESSO GLI ANTICHI
La lunga e complessa storia del vino affonda le proprie radici nell’epoca delle prime civiltà, tanto che già nel 3000 a.C. gli Egizi erano soliti decorare le proprie tombe con scene di vita quotidiana, tra le quali sono presenti anche rappresentazioni della vendemmia. Furono però i Greci a trasformare la viticoltura in un’attività vera e propria, . La bevanda creata – tanto densa e liquorosa da assomigliare ad uno sciroppo – veniva abbondantemente diluita in occasione dei banchetti ed era usata pura solo per le libagioni agli dei e nei riti dedicati al dio Dioniso. Nella tradizione greca, così come in quella romana di età monarchica, alle donne non era concesso di partecipare al banchetto, perché si riteneva disdicevole che consumassero una bevanda che allentasse i freni inibitori. Per quanto riguarda l’evoluzione delle tecniche di viticoltura, i Romani sfruttarono l’esperienza dei Greci per migliorare la qualità del vino, introducendo tecniche di potatura delle viti e di cura del terreno, oltre a sperimentare per primi l’invecchiamento del vino. In questo modo, la coltivazione delle vigne si diffuse rapidamente in tutti i territori dell’impero, dove il vino non era soltanto utilizzato come bevanda, ma anche come antibatterico naturale.
TRADIZIONE ENOLOGICA IN ORIENTE
In Cina, l’utilizzo di viti selvatiche era noto fin all’Età del Bronzo, tuttavia si devono attendere le prime dinastie imperiali per trovare una vera e propria coltivazione di questa pianta. Di appannaggio imperiale per secoli, il vino faticò ad affermarsi nelle classi più modeste, in parte per una questione di superstizioni locali, in parte perché la tradizione cinese restava più legata a bevande alcoliche date dalla fermentazione dei datteri o del riso (il cosiddetto sakè), almeno secondo quanto riporta Marco Polo nel suo Milione. Sakè è un termine giapponese, ma alcune ipotesi sostengono che la fermentazione del riso abbia avuto origine in Cina. Per quanto riguarda il Medio Oriente, il clima caldo secco non ha mai favorito la coltivazione della vite, ragion per cui il vino era uno dei prodotti maggiormente commerciati dai mercanti. Con l’espansione islamica del VII-VIII, la diffusione di questa bevanda conobbe un periodo di rallentamento a causa della proibizione coranica di consumare alcolici, eppure il vino rimase molto amato dai califfi sia in occasione di incontri privati che in eventi sociali.
IL VINO NELL’ETÀ MODERNA IN EUROPA
La principale innovazione nel campo della viticoltura e della produzione del vino riguarda l’introduzione della bottiglia di vetro, che sostituì anfore e botti per un trasporto più sicuro e pratico. L’unico inconveniente consisteva nella fragilità di questo materiale: per questo, nel 1630, il corsaro gentiluomo Kenelm Digby inventò quella che è ad oggi considerata la bottiglia moderna, in vetro temprato e chiusa da un tappo di sughero. Nel XIX secolo, con i progressi della tecnica, si diffuse anche all’interno dell’industria vinicola la pratica della pastorizzazione, che prevedeva di portare gli alimenti ad un’alta temperatura per uccidere i microorganismi dannosi. In tempi più recenti, questo metodo è stato sostituito dalla microfiltrazione, anche se persistono aziende vinicole ancora legate al procedimento tradizionale. Per quanto riguarda la spumantizzazione dei vini – ovvero la creazione del perlage tipico dei vini frizzanti – all’inizio del XX secolo fu brevettato il metodo Martinotti-Charmat, che a differenza di quello classico prevedeva che la seconda fermentazione avvenisse nelle cosiddette autoclavi, ambienti a pressione e temperatura controllate: questo dimostra come, nella storia del vino, tradizione e innovazione abbiano spesso unito le forze per dare vita ad un prodotto di sempre maggiore qualità. Infine, ultimamente, sul grande schermo si sono succedute sempre più storie ambientate nel suggestivo paesaggio dato dalle vigne: il connubio tra vino e cinema è stato sancito da film come Un’ottima annata e Il profumo del mosto selvatico, che testimoniano quanto questa bevanda sia amata non soltanto su territorio italiano, ma in tutto il mondo.