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VINI FRANCESI VS VINI ITALIANI

Vini francesi o vini italiani? È un dilemma che ha colpito tutti gli intenditori – e non solo – che desiderano portare sulla tavola un prodotto enologico di qualità, magari per festeggiare una ricorrenza importante.

Italia e Francia, del resto, sono tra i due maggiori produttori di vino al mondo: inoltre, un recente studio fa emergere importanti sinergie tra le due nazioni tanto che, solo nel 2017, è stato toccato un record storico dell’export del vino del nostro Paese in zona Oltralpe generando un mercato che raggiunge 170 milioni di euro. La stessa indagine ha peraltro sottolineato come, nel medesimo periodo di analisi, i dati dei nostri cugini siano crollati del 14% rispetto all’anno precedente. A prescindere dalle statistiche, un dato è certo: i vini francesi e italiani si contendono il primato come migliori vini presenti sul mercato. Per poter quindi prendere una decisione consapevole è fondamentale conoscere approfonditamente le caratteristiche e le differenze tra queste due tipologie di produzione. Scopriamo tutti i dettagli insieme!

ELEMENTI IN COMUNE TRA VINO FRANCESE E VINO ITALIANO

Sebbene Italia e Francia si contendano spesso la leadership del mercato enologico, esiste un elemento che le accomuna: la tradizione vitivinicola. Entrambi i paesi infatti hanno portato avanti, fin da tempi antichissimi, la coltivazione della vite e la produzione del vino seguendo le prassi che rispettano il territorio. La passione e la dedizione con cui si protrae, di generazione in generazione, la cultura enologica si riflette nei prodotti di altissima qualità che vengono realizzati nei due paesi.

VINI ITALIANI VS VINI FRANCESI: LE DIFFERENZE

A fronte della condivisione di valori, i vini italiani e francesi sono profondamente diversi per quanto riguarda il prodotto finito che viene immesso sul mercato. La produzione enologica d’Oltralpe infatti si concentra sostanzialmente su alcuni articoli di qualità eccellente: basti pensare allo Champagne – ossia lo Spumante ottenuto dalla lavorazione delle uve tramite Metodo Classico – che è emblema di lusso e ricercatezza. Le origini di questo prodotto “made in France” risalgono alla fine del Seicento, quando il monaco francese Dom Pierre Pérignon “inventò” la formulazione di questo nettare nelle cantine del monastero di Reims.

Del resto la Francia è un paese che fonda la produzione di vini di lusso su un clima che favorisce ben quattordici regioni vitivinicole differenti (da Sauvignon Blanc a Chardonnay). Infatti la produzione enologica di questo paese non si limita alle note bollicine, ma annovera anche importanti vitigni rossi tra cui il Bordeaux: si tratta di un vitigno coltivato nei pressi dell’omonima cittadina lungo il corso dei fiumi Dordogna e Garonna, che danno vita a vini bianchi francesi, rossi e anche liquorosi. In particolare, come non citare il vigneto Chateau Gruaud Larose che produce uno tra i più pregiati vini rossi francesi, apprezzato in tutto il mondo per il retrogusto che unisce in maniera armonica sentori di frutti di bosco maturi e legno di sandalo. Se quindi la produzione enologica francese si concentra principalmente su alcuni prodotti – risultando, a tratti, statica – quella italiana invece è molto più varia e variegata. Infatti l’Italia è da sempre la patria degli sperimentatori che non mancano neppure in ambito enologico: infatti alcuni vini italiani come il Prosecco possono donare esperienze sensoriali dinamiche, regalando profumi e sapori del tutto unici. Per quanto riguarda poi la famiglia dei vini rossi italiani, come non citare la vastissima produzione di Veneto, Toscana, Piemonte e Trentino, nonché del Sud Italia: insomma, una tradizione enologica che – spostandosi di regione in regione – rispecchia caratteristiche del terreno e tradizioni uniche e peculiari.

Un altro elemento che differenzia in maniera sostanziale i vini francesi da quelli italiani è la promozione: infatti in ambito enogastronomico i cugini d’Oltralpe sono in grado di realizzare attività di promozione e valorizzazione delle carte dei vini che in Italia scarseggiano. Basti pensare che ciascuna etichetta francese è protetta da un marchio ed è soprattutto presentata in abbinamento con cibi del tutto particolari e che rispecchiano la tradizione locale. La valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni è percepita come il punto di partenza di una promozione ad ampio spettro del territorio francese che viene sfruttato in ogni circostanza per sottolinearne non solo l’atmosfera ma anche la tradizione gastronomica ed enogastronomica. Inoltre, un’ulteriore differenza può essere individuata nelle condizioni ambientali e climatiche: se il terroir francese può essere, da un certo punto di vista, limitante per la coltivazione della vigna, le caratteristiche climatiche e del terreno italiano sono sfruttate solamente in parte. Come ha sottolineato Luigi Veronelli “I francesi hanno uve d’argento e fanno vini d’oro; gli italiani hanno uve d’oro e fanno vini d’argento”.